Umanesimo

La prima affermazione umanistica nella filosofia occidentale può essere riferita a Protagora, che affermò[2]

 

« ..di tutte le cose misura è l'uomo, di quelle che sono, per ciò che sono, di quelle che non sono per ciò che non sono »

 

(Protagora)

Il cristianesimo, fin dalle sue origini, ebbe un atteggiamento ambivalente nei confronti dell'uomo in quanto quest'ultimo era tanto "figlio di Adamo", quindi il veicolo attraverso il quale il peccato originale si era diffuso sulla Terra, quanto "fratello di Cristo", quindi l'essere prediletto in cui si era incarnato Dio. Nel corso dell'alto medioevo i problemi della figura umana rimasero in secondo piano rispetto ai grandi problemi teologici dibattuti dai filosofi medioevali, che in genere davano maggior peso alla prima interpretazione della natura umana. D'altro canto la situazione politica, che vedeva il fronteggiarsi di Papato (città celeste) ed Impero (città terrestre) si rifaceva all'origine divina del potere politico, quindi non lasciava spazio politico per chi non aveva ricevuto un'unzione come nobile o come ecclesiastico.

Il basso medioevo (a partire dal XII - XIII secolo) vide un radicale cambiamento culturale, cioè la nascita in Italia dei liberi comuni e, attraverso le crociate, uno sviluppo dei commerci che ridussero il potere economico (e quindi politico) dei nobili. Ovviamente l'acquisizione dell'autocoscienza politico sociale della borghesia mercantile portò anche ad una revisione filosofica della propria posizione nell'Universo, quindi ad una messa a fuoco sulle potenzialità umane nei confronti dei due poteri dominanti (imperiale ed ecclesiastico).
Infatti il periodo storico in cui il movimento si diffonde in tutta
Italia è delicatissimo, in quanto i tentativi di unire lo Stato sotto un Re (come nel resto dell'Europa) risultarono vani, cosicché le cinque città più influenti (Napoli, Roma, Firenze, Milano e Venezia) usufruirono della possibilità di spartirsi il territorio italico in cinque stati relativamente piccoli rispetto alle potenze europee.

 

 

La nascita proprio in Italia del movimento fu dovuta alla situazione favorevole per i commerci. Difatti l'Italia era decisamente uno dei paesi europei più importanti e fiorenti e le materie prime erano abbondanti (nell'artigianato come nell'agricoltura) grazie sia a raccolti ingenti sia all'emancipazione dei lavoratori nelle industrie di trasformazioni di materie prime in prodotto finito, specialmente l'industria tessile (lana e seta). Notevole peso per lo sviluppo dell'umanesimo in Italia invece che nel resto dell'Europa ebbe l'economia mercantile, in quanto, dopo le crociate, tornarono i commerci con l'oriente (Cina e India), che dovevano avvenire attraverso il Mediterraneo, ed in questa situazione la penisola italiana rappresentava un punto di passaggio obbligato.[3] Lo sviluppo economico basato sui commerci inoltre ebbe l'effetto di mettere in contatto gli intellettuali italiani con gli intellettuali del Mediterraneo orientale, che portarono alla diffusione di idee che non erano più legate al modo di vedere dominante all'epoca in Europa.

Altro fattore fu il papato: il pensiero dell'umanesimo va di sicuro contro la visione teologica del potere nel Medio Evo, in quanto l'uomo si separa da Dio (e conseguentemente dalla Chiesa) concentrandosi su di sé. Tuttavia anche la Chiesa contribuì allo sviluppo di questa filosofia mentre contemporaneamente la osteggiava in altri modi. In pratica il Papa aiutò lo sviluppo dei comuni (centro del pensiero umanistico) in quanto furono i baluardi militari di difesa contro l'Impero tedesco. Allo stesso tempo invece i comuni (diventati ormai signorie)[4] rappresentavano un pericolo per il potere temporale della chiesa. Infatti era evidente alla politica del papato il rischio che una delle signorie italiane potesse riunire la penisola sotto un unico stato unitario, come era già successo nel resto dell'Europa. Per questo motivo il papato fu sempre un oppositore dello sviluppo di uno stato italiano forte, cercando una politica di equilibrio fra le esigenze delle varie signorie.

Grazie all'unione di questi fattori ebbe inizio in Italia il Rinascimento, ovvero un periodo di espansione culturale ed artistica lungo tutto la penisola.

A conseguenza di questa esaltazione dell'uomo nel 1700 vedono luce due movimenti culturali i quali si basano sui valori umanistici, quelli che distinguono l'essere umano dalle bestie: i Sentimenti (che diedero la base di sviluppo al Romanticismo)[6] e la Ragione (sulla quale sorse invece l'Illuminismo).[7]

La letteratura umanistica sposta i suoi interessi dall'etica e la teologia (Divina Commedia) alla figura dell'uomo che utilizza la sua intelligenza per risolvere situazioni in cui nulla può con la forza (Decameron), sviluppandosi poi fino alle commedie di Machiavelli ed alla sua opera politica (Il Principe), in cui l'autore chiarisce che l'artefice della storia è l'uomo e che questa non dipende più da un destino imposto da una divinità.

L'Umanesimo riscopre l'autonomia umana nell'arte: difatti gli artisti fanno opere non solo sotto richiesta del Papa ma anche di Signori locali e rappresentano esseri umani al posto di figure dogmatiche. Inoltre anche le scoperte scientifiche cominciano ad avere stampo più umano, smentendo in molti casi anche quelli che al tempo erano dogmi imposti dalla Chiesa. Uno dei massimi esponenti di questo Umanesimo scientifico è Leonardo da Vinci: costui analizzava e inventava sotto un ottica umana e "futuristica", ovvero non tenendo particolari appoggio su Dio ma sulle esigenze e previsioni del futuro.

Per riscoperta dell'era latino-greca si intende lo studio dei testi e delle opere d'arte greco-romane, nonché l'ispirazione ad esse. Difatti quella dell'epoca romana viene considerata umanità, ovvero esempio di civiltà adatto appunto per l'Umanesimo.[9]

Determinante fu perciò la caduta dell'Impero Romano d'Oriente nel 1453 sotto i turchi ottomani: centinaia di letterati bizantini fuggirono in Italia, dove portarono numerosissimi testi greci che altrimenti non sarebbero stati recuperabili. Questi testi a loro volta diffusero la filosofia di autori come Platone che ancora non erano pienamente conosciuti e studiati.[10]

L'opera classica più usata dagli umanisti fu forse il Codice giustinianeo, scritto da Giustiniano I (il più antico fondamento delle attuali leggi), dal quale poterono ricavare oltre che un Codice civile anche una buona base di studio delle lingue antiche.

 

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